Street art a Roma: quartieri, opere e artisti da non perdere
Si sente spesso dire che “Roma è un museo a cielo aperto”. Un’affermazione ancor più vera da quando all’eredità del mondo classico, ai capolavori rinascimentali e alle avanguardie del XX secolo si è unita una nuova fonte di bellezza: la street art. Quest’ultima, dal 29 settembre al 29 novembre è stata protagonista di una mostra temporanea allestita all’interno della Galleria Alberto Sordi. E se, da un lato, l’esposizione non è più disponibile ai visitatori, dall’altro, il patrimonio della street art a Roma è invece ancora ammirabile per le vie della città.
Negli ultimi decenni, sono infatti tantissimi gli artisti nazionali e internazionali che hanno decorato la Capitale per raccontare storie, sollevare critiche, valorizzare zone periferiche. Per conoscerli meglio, facciamo una visita guidata tra i quartieri romani, coloratissime sale di questo museo en plen air.
A Rebibbia non serve niente e Càpita di vedere grandi opere
Partiamo da Rebibbia, che da qualche anno ha un suo epigono nella pop culture italiana: Zerocalcare, fumettista che fin dalle prime strisce pubblicate sul suo blog ha raccontato l’amore per il quartiere di origine. Un sentimento consacrato con un’opera di oltre 30 mq, realizzata su commissione dell’Atac accanto a uno degli ingressi della fermata metro di Rebibbia. Un enorme mammut incorniciato da frasi iconiche, come: “Qui manca tutto, non ci serve niente”.
Ma Rebibbia non è solo Zerocalcare. Il quartiere ospita, infatti, anche Càpita, opera dell’italiano Blu, uno degli street artist più apprezzati a livello mondiale. La sua cifra è graffiante e critica, mentre il suo stile è fumettistico e caricaturale. Caratteristiche rappresentate a pieno dal capolavoro di via Ciciliano: un imponente e intricato parco acquatico che mette in scena disparità economiche e ingiustizie sociali.
Ostiense, dove l’arte incontra ecologia e metafisica
Altre pungenti e incantevoli opere di Blu sono presenti a Ostiense, quartiere dove la street art ha anche un impatto rigenerativo grazie al gigantesco Hunting Pollution, il più grande murales d’Europa. Realizzata da Iena Cruz, l’opera di 1.000 mq ritrae un airone intento a pescare in un mare inquinato, sotto una pioggia di petrolio. Per dipingerla, è stata utilizzata un’eco-vernice che, attivata dalla luce, libera molecole ossidanti in grado
di trasformare particelle nocive in sali inerti. Un’azione purificatrice pari a quella di un bosco di 30 alberi.
Sulla via principale del quartiere, si trova invece un’opera di Sam3, importantissimo street artist spagnolo. Protagonista è una figura senza volto e coperta di stelle che regge un pianeta in cui regna il caos, rappresentato da esseri umani che rincorrono un animale apparentemente inafferrabile. Minimale, poetico e onirico, come nello stile dell’autore.
Dal surrealismo del Quadraro al neorealismo del Pigneto
Anche il Quadraro è un quartiere ricco di opere degne di nota. In zona, per il M.U.Ro (Museo Urban di Roma) hanno lasciato il segno artisti del calibro di Alice Pasquini, Diavù, Lucamaleonte, Fin DAC, ma soprattutto Ron English, superstar dell’arte contemporanea. L’americano ha realizzato i puppets di Temper Tot e Mousemask Murphy, ovvero un Hulk bambino e un Topolino con la maschera antigas. Figure estremamente surreali, simbolo della forza e dell’incontaminazione del Quadraro.
Il Pigneto è un’altra delle case della street art a Roma. Lì il protagonista assoluto è Pier Paolo Pasolini, che nel quartiere ha girato alcune scene del suo Accattone. Al grande intellettuale italiano sono state dedicate bellissime opere da Omino 71, Mirko Montano e MAUPAL. Quest’ultimo ha realizzato L’occhio è l’unico che può accorgersi della bellezza, disegnando lo sguardo di PPP che dall’alto sorveglia il quartiere.
Quartiere che vai, capolavori che trovi
Menzione d’onore per My darling Clementine di Diamond e Solo a Garbatella, per il progetto Big City Life di 999Contemporary che ha riqualificato Tor Marancia grazie ad artisti come Mr. Klevra, per il Patrimonio Indigeno di Lucamaleonte a San Lorenzo, per il ritratto di Bobby Sands di Jorit al Tufello, per le campane del vetro trasformate in opere d’arte a Centocelle, Tor Pignaara, Cornelia e Baldo degli Ubaldi dal progetto GAU (Gallerie di Arte Urbana), per i ritratti dei Pittori Anonimi del Trullo, per le opere di Hitnes, Liquen e Agostino Iacurci per il progetto SanBa a San Basilio.
Mappare in modo esaustivo e definitivo il patrimonio della street art di Roma è un’impresa ardua: lo scenario è in continua evoluzione, le opere possono sparire da un momento all’altro, e di nuove ne spuntano con la stessa celerità. Una cosa è certa: anche grazie a spray, pennelli e stencil degli artisti che hanno lasciato la loro firma nella Città Eterna, passeggiare per Roma equivale a “correre il rischio” di restare a bocca aperta continuamente.
2 Maggio
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